recensione di Zanone, G., L’Indice 1995, n.
recensione di Zanone, G., L’Indice 1995, n. 4
recensione pubblicata per l’edizione del 1994
La coscienza è un concetto che si può interpretare in due sensi: in senso morale e in senso psicologico. Secondo Stanley Coren, solo il secondo significato è estendibile agli animali e si attiene alla sfera della soggettività, ossia riguarda la consapevolezza dei propri stati “interni”, sentimenti, intenzioni e desideri in rapporto al mondo esterno.
Lo studio della soggettività degli animali rientra nel discusso – ma indiscutibilmente attuale – settore accademico della ‘cognitive science’, disciplina nata pochi decenni orsono, che si prefigge parecchi scopi, più che altro mirati a comprendere le prestazioni cognitive e relativi processi regolativi di uomini e, a volte, computer – ambedue tipologie di esseri sedicenti intelligenti. L'”etologia cognitiva”, figlia non spuria del cognitivismo generalizzato, è specificamente mirata al nobilissimo scopo di comprendere se gli individui di altre specie posseggano un mondo interiore, e di quali percezioni esso possa consistere. Il mondo interiore degli organismi non umani non è facilmente misurabile poiché essi non possono rispondere direttamente alle nostre domande ma solo attraverso il loro comportamento. Da questa prospettiva, il problema si trasforma in un grattacapo filosofico con poche speranze di essere risolto, che occupa da lungo tempo le menti dei più noti filosofi. Nel 1974 Thomas Nagel, celebre filosofo contemporaneo statunitense pubblicò sulla “Philosophical Review” un saggio importante (“What is il like to be a bat?”) ove si discute dei problemi epistemologici che sbarrano la strada per arrivare a conoscere le esperienze private di un pipistrello.
Titolo: L’intelligenza dei cani
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Sintesi
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