PREMESSE
[justify]Considerando il fatto che oggi in Italia, come peraltro in tutto il mondo occidentale, esistono di fatto due settori di partnership uomo-cane – uno zootecnico, basato sullo svilupp

PREMESSE
[justify]Considerando il fatto che oggi in Italia, come peraltro in tutto il mondo occidentale, esistono di fatto due settori di partnership uomo-cane – uno zootecnico, basato sullo sviluppo e sull’utilizzo di qualità performative (disciplinare ENCI) e uno zooantropologico, basato sullo sviluppo di qualità relazionali e sull’utilizzo dei benefici di relazione (disciplinare della FICSS) – riteniamo che sia importante, anche sotto il profilo dello sviluppo economico e professionale, far sì che entrambi i settori abbiano opportunità di crescita nel rispetto delle reciproche competenze.
Le modalità di utilizzo della partnership con il cane sono assai diverse nelle attività zootecniche rispetto alle attività zooantropologiche, le prime improntate sulla costruzione di caratteristiche e di prodotti performativi, le seconde di qualità e processi relazionali.
Le attività di zooantropologia hanno come riferimento il documento “Carta Modena” – che ha visto il concorso della veterinaria ed è riconosciuto da vasti segmenti della cinofilia e del mondo animalista – e si basano sulla definizione di requisiti relazionali di ordine beneficiale e pro-sociale.
Le attività di zooantropologia mirano infatti a migliorare l’integrazione sociale del cane (compreso l’abbattimento dei comportamenti socialmente pericolosi) e far scaturire i contributi beneficiali che sortiscono dalla relazione. Per quanto concerne lo sviluppo delle qualità comportamentali nei cani (attività di training), parliamo di “addestratori” quando ci riferiamo al settore zootecnico e di “educatori-istruttori” quando ci riferiamo al settore zooantropologico.
Riteniamo pertanto sbagliato e controproducente non tener conto di queste differenze e inglobare il settore zooantropologico in quello zootecnico; questo è ciò che avverrebbe se l’unico referente riconosciuto a operare nel training fosse l’ENCI, ente che statutariamente si occupa di cinotecnia e che ha proposto un disciplinare perfetto sotto il profilo zootecnico ma assolutamente inadeguato sotto il profilo zooantropologico.
La coesistenza di due settori del training cinofilo nella loro diversità tesi a sviluppare due filiere differenti di partnership uomo-cane, le quali, peraltro, non è detto che non debbano trovare delle sinergie, ma sempre nel rispetto della specificità degli obiettivi e di applicazione che si propongono. [/justify]
(Dr. Roberto Marchesini)