(Promuovere l’autonomia anche nella disabilità)
Autore: Michela Calabresi
Iorek è un Pastore della Lessina e del Lagorai nato nel 2017. Nei primi mesi del 2025, poco prima di compiere 8 anni, ha perso la vista in breve tempo. La visita specialistica che abbiamo fatto appena mi sono resa conto che la vista era calata in modo sensibile ha confermato che non ci sarebbe stato modo di intervenire per bloccare o rallentare il processo. Per un pastore conduttore che con gli occhi fa (quasi) tutto, immaginavo sarebbe stato molto complicato convivere con questa disabilità.
Dopo un primo momento di spaesamento (più mio, in realtà, che di Iorek), ho metabolizzato la notizia e ho lasciato fare a lui. Di certo il suo carattere aperto e curioso lo ha aiutato nei primi mesi, e lo aiuta anche ora che non vede più nulla. Sembra non temere niente, si muove nel mondo con un ottimismo invidiabile e sono poche le volte in cui letteralmente prende una testata.
Quando un cane perde la vista (o nasce cieco), il primo pensiero – credo condiviso dalla maggior parte delle persone – è che sarà il naso a prendere il sopravvento. Specie, pensavo, per un cane che dal 2020 una volta alla settimana fa allenamento di ricerca di persone nel bosco. Ecco, nella nostra esperienza non è andata così. Il primo senso che Iorek mette in campo da quando non vede più è l’udito, il naso viene sempre dopo. Se lancio una pallina lui aspetta di sentire in che punto cade, si dirige correndo in quella direzione e, solo se necessario in un secondo momento, mette il naso a terra. Utilizza la mia voce per orientarsi sia in casa che all’esterno, mentre per chiedergli di saltare in auto o su un muretto, oltre a usare la voce, schiocco le dita nel punto che gli sto indicando e lui prende le misure (quasi sempre!) corrette.
Quando ha perso del tutto la vista, in accordo con l’istruttore di ricerca, abbiamo cominciato a fare le ricerche alla lunghina, in modo da aiutarlo a schivare alberi, tronchi a terra e terreni scoscesi. Credo sia naturale che il primo istinto di un proprietario o di una proprietaria sia quello di tutelare il cane. È un bene? È un male? Questo non lo so, ma so che durante quelle ricerche legato, Iorek faceva molta più fatica. Inoltre, da libero, una volta trovato il figurante (o la figurante) la più grande gioia per Iorek era quella di tornare a prendermi per portarmi da lui (o da lei). Così abbiamo deciso di tornare a fare ricerca senza lunghina. Mentirei se non dicessi che durante le prime prove, visto l’entusiasmo che ci mette, Iorek ha preso diverse “cantonate”, ma in brevissimo tempo ha cominciato a destreggiarsi senza alcun problema anche nei boschi più fitti e sui terreni più impervi. Ogni tanto, quando torna a prendermi lo aiuto con la voce, ma per il resto sembra essere diventato più preciso e attento di prima. Ogni cane è diverso e ogni storia è diversa, credo però che – almeno nel nostro caso – “lasciarlo fare”, avere sostanzialmente totale fiducia in lui e nelle sue capacità, e promuovere la sua autonomia (superando i miei “umani” timori) stando però sempre al suo fianco, gli stia consentendo di gestire, anzi vivere questa criticità con grande leggerezza ed entusiasmo.
Micaela Calabresi – Istruttrice cinofila | TESSERINO TECNICO N. TT-21869