Nella rubrica di oggi scopriamo una figura mitologica che, più di molte altre, racconta la profondità del legame tra uomo e cane, tra istinto e spirito, tra vita e mistero. Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi, non è solo una creatura leggendaria: è l’archetipo del custode, il simbolo del confine tra i mondi.

Il cane che custodisce la soglia

Tra le ombre dell’Ade, là dove i vivi non possono entrare e le anime non possono più tornare indietro, si aggira Cerbero: gigantesco, possente, con tre teste e una coda di serpente. Il suo compito è chiaro e implacabile: vigilare sulla soglia dell’Aldilà, impedendo ai morti di fuggire e ai vivi di violare il mistero.

Eppure, dietro l’aspetto terribile descritto dai poeti antichi, si nasconde molto di più. Cerbero non è soltanto una bestia infernale: è una rappresentazione mitica del cane come guardiano, protettore e mediatore tra due realtà.

La sua figura racconta la funzione più profonda del cane nella storia umana: quella di custodire, vegliare, accompagnare e proteggere.

Un simbolo di confine e di equilibrio

Il nome Kerberos sembra derivare da una radice antichissima che significa “macchiare” o “segnare”. Come se il suo compito fosse proprio quello di segnare il limite, di rendere visibile la linea sottile che divide ciò che vive da ciò che è oltre.

Nel pensiero greco, il confine non era luogo di esclusione ma di passaggio, un punto sacro in cui umano e divino si incontrano. Cerbero, dunque, non rappresenta solo la paura della morte, ma il rispetto del mistero, la necessità di mantenere in equilibrio il mondo visibile e quello invisibile. Le sue tre teste sono state interpretate come simbolo del tempo (passato, presente e futuro), o delle tre età dell’uomo, facendo di Cerbero un guardiano del ciclo vitale stesso.

Fedeltà oltre la vita

Nell’antichità, il cane era spesso presente nei riti funebri e accompagnava le anime nel loro ultimo viaggio. In molte sepolture romane, i cani venivano rappresentati ai piedi dei defunti, come compagni fedeli anche oltre la morte.

Cerbero incarna questa stessa fedeltà assoluta, trasposta sul piano del mito: egli veglia sulle anime e protegge la soglia del loro riposo eterno. È una figura che ci parla ancora oggi del cane come custode dei nostri legami più profondi, presenza che ci accompagna silenziosamente nei passaggi della vita.

Dal mito alla riflessione

Virgilio, nell’Eneide, racconta che Cerbero fu calmato da una focaccia intrisa di miele e sonnifero: un gesto simbolico che trasforma la paura in conoscenza.

Dante, nell’Inferno, lo pone a guardia dei golosi, rappresentando la voracità cieca dell’istinto, ma anche la sua potenza primordiale.

Nel Romanticismo, pittori e poeti ne riscoprono il lato ambivalente: mostro e custode, forza selvaggia e simbolo di lealtà.

Oggi possiamo rileggerlo come metafora del rapporto che da millenni lega l’uomo al cane: una relazione fatta di fiducia, di reciprocità, ma anche di rispetto dei limiti.

Il cane, come Cerbero, non separa i mondi: li tiene in contatto, li custodisce. È il guardiano che veglia sulle nostre emozioni, sulle nostre case, sui nostri ricordi.

Un guardiano che parla di noi

Le tre teste di Cerbero sembrano guardare in direzioni diverse: verso ciò che siamo stati, ciò che viviamo e ciò che saremo.

Così fa anche il cane al nostro fianco, che ci osserva con la memoria dell’antico istinto, con la presenza affettuosa del presente e con la promessa silenziosa del futuro.

Cerbero ci ricorda che ogni relazione autentica è un confine da attraversare con rispetto — e che, a modo suo, il cane è ancora oggi il custode più fedele della nostra umanità.

Bibliografia essenziale

  • Esiodo, Teogonia, vv. 310-312, 767-774

  • Virgilio, Eneide, Libro VI

  • Dante Alighieri, Inferno, Canto VI

  • Apollodoro, Biblioteca mitologica, II, 5

  • Robert Graves, I miti greci, Longanesi

  • Jean-Pierre Vernant, Mito e pensiero presso i Greci, Einaudi

  • Paul Diel, Simbolismo nella mitologia greca, Astrolabio

  • James Hillman, Il mito dell’analisi, Adelphi

 

🖼️ Immagine: “Cerberus” – dipinto di William Blake (1757–1827)

✒️ Rubrica FICSS – Il cane, compagno di vita e di futuro

Testo a cura della Redazione FICSS