“L’Umano” si è sempre definito come differenza da “l’Animale” e, in questa differenza, gli animali, quelli realmente esistenti, sono stati persi di vista per essere trasformati in merce, forza lavoro, divertimento e spettacolo. Anche la recente proliferazione degli animali in ogni produzione dell’immaginario umano (dai saggi ai romanzi, dalla pubblicità ai fumetti, dal cinema all’arte figurativa) non sembra tanto essere il segno di una ripresa di interesse verso di loro, quanto piuttosto un’operazione di ulteriore occultamento per moltiplicazione della “questione animale” e delle conseguenze morali e politiche che richiederebbero una radicale modificazione dei rapporti di forza che regolano la nostra società. Senza questa consapevolezza, che ci riporta a terra tra gli animali, poco cambia che si parli sugli animali, degli animali o per gli animali. Rimaniamo comunque presi in un’immensa scenografia pornografica dove uno sguardo, che continua a concupire la carne, arresta i corpi animali in posture preconfezionate, trasformandoli in oggetti pronti per essere venduti – in libreria, al cinematografo o in macelleria. Questo libro, tenendo dritta la barra in direzione della liberazione animale e non dimenticandosi che gli umani altro non sono che altri animali, cerca di smarcarsi da questa prospettiva, da questo mangiare con lo sguardo. Frutto del lavoro degli ultimi anni, il volume è una raccolta di saggi che hanno inseguito animali in carne…


Titolo: Penne e pellicole. Gli animali, la letteratura e il cinema
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